BREVE STORIA DEL CINEMA

IL CINEMA

Linee, Immagini, Colori, Suoni, Parole, Movimenti sono gli effetti che raggruppano il significato più ampio dell’ARTE definita l’espressione estetica dell’interiorità umana. Il Cinema è … la SETTIMA ARTE, il suo valore principale è quello di saper emozionare dei movimenti della vita unificando tutte le altre Arti.

BREVE STORIA DEL CINEMA

Cosiddetta SETTIMA ARTE è una forma di espressione creativa tra le più significative della nostra epoca. Un fenomeno del tutto nuovo nella storia delle Arti visive. Ma in precedenza l’immaginario dell’uomo si era espressa attraverso la costruzione e la proiezione di immagini in movimento accompagnate da parole, suoni, rumori che si integrano formando un nuovo specifico linguaggio … il Cinema Muto.

Come tecnica comunicativa è piuttosto recente essendo stata inventata dai fratelli Lumière nel 1895 quale elaborazione della fotografia.

Inizialmente il Cinema non aveva finalità artistiche ne un suo specifico codice, ma nel corso del novecento, in quanto riflesso dello sviluppo tecnologico e scientifico, la struttura filmica si è andata articolando nella pianezza dei suoi mezzi linguistici e comunicativi e, oggi rientra di diritto tra le creazioni dell’Arte e della Comunicazione di massa.

Un Immagine in movimento, è un’idea che l’umanità ha perseguito fin dall’inizio. Secondo qualche storico si comincia addirittura con la caverna di Platone con quel gioco di luci e di ombre che di fatto affascina e strega l’essere umano e che fa compiere delle riflessioni. Nel tempo si scoprono le Ombre Cinesi che sono una componente fondamentale dello spettacolo già dall’anno mille.

La Cinematografia, nella sua storia, ha attraversato diverse fasi e periodi, che l’hanno portata dai primi rudimentali “esperimenti” dei fratelli Lumière ai moderni film digitali, ricchi di effetti speciali realizzati principalmente con la grafica computerizzata. La cinematografia intesa come proiezione di immagini in movimento ha numerosi antenati, che risalgono fino al mondo antico. In oriente esisteva la rappresentazione delle ombre cinesi, mentre in Europa abbiamo studi ottici sulle proiezioni tramite lenti fin dal 1490, con la camera oscura Leonardiana.

Nel 1940 Leonardo Da Vinci dedicò ampio spazio allo studio dei fenomeni luminosi, tanto da progettare la famosa “camera oscura” che prevede anch’essa un gioco d’ombre.

 

Poi nel diciannovesimo secolo a partire dall’ottocento ci sono tantissimi esperimenti che sembrano quasi un convergere, da parte delle persone un po’ di tutto il mondo, per cercare di costruire un’immagine che fosse in movimento cioè riprodurre una serie d’immagini che si muovessero, non semplicemente i quadri, le fotografie.

Fu però dal XVII che nacque l’antenato più prossimo allo spettacolo cinematografico, la Lanterna Magica che proiettava su una parete di una stanza buia immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela dentro una scatola chiusa, tramite un foro con una lente. Simile ma apposto per modo di fruizione, era il Mondo Nuovo, una scatola chiusa illuminata all’interno dove però per vedere le immagini illuminate si doveva guardare all’interno.

 

 

Dopo la nascita della fotografia si iniziò a studiare la riproduzione del movimento in scatti consecutivi. Sfruttando i principi dei dispositivi ottici del passato, si iniziarono a cercare modi di proiettare fotografie in successione, in modo da ricreare un’illusione di movimento estremamente realistica. Tra le centinaia di esperimenti in tutti il mondo, ebbero buon fine il Kinetoscopio di Thomas Edison e il Cinematografo dei fratelli Lumière.

Il percorso che porta all’invenzione del cinema quanto fanno i fratelli Lumière è una ricerca che arriva da lontano, ripercorre tutta la storia dell’umanità, ha un’accellerazione nel diciannovesimo secolo che è anche l’epoca delle ricerche scientifiche e delle applicazioni industriali, delle scoperte ed il cinema nasce di fatto proprio perché è un’invenzione, un brevetto che ad un certo punto diventa attivo riscuotendo successo in tutto il mondo.

28 dicembre 1895, è questa la data che ufficialmente segna la nascita del Cinema.

Siamo a Parigi, al n.14 del Boulevard des Capucines, per la precisione nel Salon Indien del Gran Cafè, dove una ristretta folla di invitati assiste alla prima pagina della storia del cinema: davanti ad un piccolo schermo, si succedono le immagini riprese e proiettate dai fratelli August e Luis Lumière. Il 28 dicembre 1895, quando loro proiettano per la prima volta in pubblico il loro cortometraggio intitolato: La Srtìe des usines Lumière. L’unica inquadratura che lo compone ritrae degli operai che escono dalla fabbrica di materiali fotografici di Lumière appunto, ad è l’esempio essenziale degli elementi del cinema primitivo: immagini di soggetti in movimento in un contesto reale.

Questo nuovo mezzo d’intrattenimento offre alle masse popolari uno spettacolo economico, più semplice da portare in giro rispetto alle produzioni teatrali, nuovo rispetto ai precedenti mezzi artistici, come libri fotografici o lanterne magiche, che raffigurano immagini statiche o movimenti stilizzati.

Tra le moderne forme di comunicazione il Cinema rappresenta il mezzo espressivo dotato di maggiori potenzialità, adatto a veicolare in modo accessibile a tutti e qualunque tipo di  messaggio; emotivo , scentifico, estetico, culturale, ideologico, educativo, propagandistico, ludico.

Nell’era della multimedialità dei videoclip, di internet, degli ipertesi, delle videocamere digitali, gli strumenti hanno attivato ed esercitato con naturale regolarità un apprendimento di tipo globale, rapido e simultaneo, in cui i testi visivi hanno un peso decisivo. Far comprendere il valore delle immagini e la loro strutturazione ed elaborazione.

Fino ad oggi per motivi vari, il cinema a scuola è stato impiegato in modo limitativo, talvolta improprio, non come oggetto di studio a se stante, ma come strumento sussidiario e d’appoggio alla tradizionale prassi dell’insegnamento.

Questa sezione può essere importante per dimostrare che è possibile avvicinarsi al cinema riconoscendolo nella sua specificità di linguaggio creativo affine si ad altre arti e purtuttavia diverso e assolutamente autonomo.

La composizione serrata tra testo scritto e testo visivo svolta su alcune opere letterarie e il loro adattamento cinematografico, di cui sono portatrici le immagini e la singolarità del linguaggio iconico.

I fratelli Lumière erano una famiglia di fotografi che aveva sede a Lione, essi avevano un’industria che produceva con una certa inventiva apparecchi fotografici, pellicole ed altro. Infatti la grande aspirazione dell’umanità di far muovere le immagini era anche la loro aspirazione cercando anche a tutti i costi un brevetto che poi potesse dare un maggiore lavoro alla loro già avviata azienda familiare. L’invenzione del Cinematografo non nacque per caso in quanto avevano presente una teoria medica. Infatti la nostra retina rimane impressionata memorizzando per una frazione di secondo l’ultima immagine vista, termine medico “Persistenza Retinea”. Da questa teoria i fratelli Lumière pensarono bene che mettendo in sequenza una serie di immagini composta da 18 fotogrammi nel tempo di un secondo e poi riproiettate, come concetto fisico si sarebbe assistito ad un movimento.

La grande loro abilità a differenza dell’americano Thomas Edison, fu quella di inventare uno strumento molto importante che scrivesse e anche proiettare, attraverso lo strumento chiamato “ la croce di Malta”, che facendo girare la pellicola a 18 fotogrammi al secondo componeva l’immagina visiva del movimento. Fu scoperta importante tale da proporre una nuova maniera di fare spettacolo.

Nel parlare di cinema muto si usa un termine improprio perché il cinema veramente muto non lo è mai stato, in quanto esisteva sempre o la musica o un narratore, oppure una cosa comune un lettore delle didascalie, in quanto a quei tempi la maggior parte delle persone era analfabeta. Quindi comunque nel cinema l’elemento sonoro faceva sempre capolino anche se in origine la pellicola non era ancora sonorizzata.

Ancora oggi il fascino del cinema muto è presente, nel 2011 sono usciti due Film: “The Artist” diretto da Michel Hazanavicius e “Hugo Cabret” diretto da Martin Scozzese.

Due film che in maniera molto diversa più sulla commedia il Film francese e più sul dramma il Film americano, rievocano grandi situazioni e momenti tipici della grande stagione del cinema muto.

Agli inizi degli anni del cinema muto i filmati realizzati erano pioneristici tentativi di fare cinema, si risolvevano in brevi filmati e si limitavano a registrare avvenimenti di cronaca.

Solo negli anni a venire, procedendo per tentativi tesi a misurare le diverse potenzialità della macchina da presa, si arriverà alla realizzazione di pellicole fiction e di documentari in senso proprio.

Comunicare perciò è un’interazione che avviene mediante lo scambio di messaggi fatto di parole di suoni, di immagini.

La comunicazione di massa è per lo più volontaria ( io vado al cinema, compro il giornale, accendo la radio ), è modellata dalla cultura, dai bisogni della propria vita e dell’ambiente sociale.

Quindi un altro aspetto che rappresenta il Cinema è il suo carattere di comunicazione di massa. Infatti un film è prodotto in numerose copie e viene fruito contemporaneamente da un pubblico molto vasto e indifferenziato. Inoltre il cinema ha anche la capacità di scavalcare le barriere linguistiche ricorrendo al doppiaggio o sovrapponendo alle immagini i sottotitoli nella lingua degli spettatori.

Come ogni forma di comunicazione di massa anche il cinema contribuisce a creare una cultura di massa con tutto ciò che questo comporta sia per quando riguarda la possibile omogeneizzazione dei gusti, sia per quanto concerne invece, una progressiva occultazione del pubblico stesso.

Dal Maestro PINO SONDELLI


VIAGGIO NELLA SPACCANAPOLI

LA SPACCANAPOLI

Mi chiamano il fotografo dei vicoli di Napoli, amo la mia città, l’arte che la circonda, la gente. Ecco il perché ho scelto la mia Spaccanapoli, sottolineo la mia perché lavoro e la vivo dal mio più profondo del cuore.

Il nome di questo famoso tracciato cittadino, non è un’unica strada, bensì l’insieme di sette strade, può essere compreso se si osserva una foto scattata dall’alto della città: si nota immediatamente come tale tracciato ne divida il centro storico con precisione quasi geometrica.

mimmo fontanella fotografo napoli spaccanapoli neapolitan photographer

Le foto possono essere realizzate da chiunque andando alla Certosa di San Martino o a Castel San’Elmo, entrambi sulla sommità della collina del Vomero, da dove si ammira un panorama mozzafiato della città.

Il realtà Spaccanapoli dal punto di vista toponomastico non esiste, si tratta piuttosto di un nome attribuito dai napoletani al suddetto tracciato, costituito da ben sette strade:

– Via Pasquale Scura (la parte più alta, nei Quartieri Spagnoli, fino all’incrocio con via Toledo)

– via Maddaloni

– Via Benedetto Croce (che attraversa Piazza del Gesù Nuovo fino a Piazzetta Nilo)

– Via San Biagio dei Librai (antico decumano, nel cuore del centro storico, fino a via Duomo)

– Via Vicaria Vecchia, Via Forcella, Via Giudecca Vecchia (nel cuore di Forcella)

Percorrere questi luoghi è stato come attraversare la storia di Napoli, incontrando lungo il suo tragitto le testimonianze del passato della città ed i suoi tesori artistici.

Napoli vista dal cuore è come se vivesse su un palcoscenico. Un luogo dove si supera tutto e si trova tutto: povertà e contemporaneamente tante ricchezze; dall'alto una vista del golfo, il Vesuvio, le vicine costiere, i castelli, è una città invasa dall'Arte e Artisti, Teatri e un numero infinito di Musei. Suggerisco di provare questa esperienza, perchè nel vasto intrigo dei vicoli del centro storico, la prima cosa a risaltare è proprio il lungo e scuro corridoio di Spaccanapoli, esso è anche costellato dai numerevoli campanili e dalle cupole delle chiese monumentali che sorgono sul suo percorso. Infatti la chiamano la città dalle 500 cupole.

Qui si mangia la sfogliatella, il babà, la pastiera, la mozzarella e soprattutto la pizza napoletana detta "pìzza cà pummàrol n’còpp" Insomma per me Napoli non è una città ma un mondo.

mimmo fontanella fotografo napoli

Ma sopratutto nulla c'è da preoccuparsi per il linguaggio, qua soccombe il linguaggio mimico quì usato come in nessun’altra parte d’Italia. Il suo significato è impenetrabile per ogni straniero. Gli gesti e sopratutto il cuore, sono mezzi espressivi di comunicazione, che vengono messi in relazione dalle dita.

Napoli secondo me è l'ultima speranza che ha l'umanità per sopravvivere. Infatti ognuno vive in una inebriata dimenticanza di sé.

Accade lo stesso anche per me. Mi riconosco appena e mi sembra di essere del tutto un altro uomo. Ieri pensavo: “O ero folle prima, o lo sono adesso”?

mimmo fontanella fotografo napoli

IL REPORTAGE NELLA SPACCANAPOLI, visita nel sito la galleria Social Photographer


LA MAGIA DEL CINEMA

 

LA MAGIA DEL CINEMA

Vivendo la fotografia e osservando i movimenti attraverso una macchina da presa, ti accorgi che manovrando la camera essa man mano si innamora di ciò che vedo, che sento, quasi come se volesse fare i conti con te stesso, una fusione visiva con tua stessa anima, nuda.  E allora come un fiume in piena inizi a scrivere una favola senza fermarti mai, una storia che puoi poter raccontare e condividere, un libro indelebile trasformato in un Film da custodire per sempre.

Quando scatto una foto o giro un film, sento l’adrenalina salire, miraggi di suoni invisibili che ho nella mente che si intrecciano in una danza di movimenti e di gestualità. Una descrizione di scoperte sempre nuove, che poi contemporaneamente acquistando la ragione ti porterebbe anche a chiederti meravigliato a come si fa a provare emozioni così grandi in cose che nella realtà hanno una semplice quotidianità di vita vissuta.

Ecco perché ti viene la voglia di far parte in qualche modo di questo mondo che è il Cinema, quella grandezza evanescente, un desiderio frenetico, di star dentro a quel mondo meraviglioso. Un mondo fatto di luci, suoni, danze, linee, un mondo d’Arte che vuoi conoscere, scoprire, come se fossi un bambino immerso in una stanza piena di balocchi, che ubriacato dai tanti giochi non sa da dove iniziare. Li mescola, li intreccia e poi li separa, poi l’incrocia. Giochi trasformati in favole, un dipinto di forme composte che man mano prendono vita, uno spazio fatto di attori e pubblico che narrano in maniera diversa una comicità, un amore o una drammaticità, insomma una storia comune, quasi sempre inventata, ma che comunque racconta un percorso reale di vita di un essere umano.

MIMMO FONTANELLA