BASTA CA’ CE STA’ O’ SOLE
LA PIOGGIA IL GIORNO DEL "SI"
La prima cosa che una sposa napoletana fa la mattina del suo matrimonio è aprire la finestra e alzare gli occhi al cielo. Guai se vede qualche nuvola o, peggio, la pioggia…sarebbe una tragedia facilmente superabile! Già sente la frase fatidica “sposa bagnata…sposa fortunata” che inevitabilmente le sarà ripetuta all’infinito da genitori, parenti, amici, conoscenti e per finire dal portiere dello stabile. Ma quale fortuna? Quella a cui si riesce a pensare è solo una grande iettatura che comunemente viene attribuita agli occhi di qualche “seccia” tipo la prima fidanzata del futuro marito, l’amica invidiosa, quella infame della cognata che proprio non riesce a sistemare quel “cuoppo” della figlia. Davanti ai suoi occhi scorre inesorabile la scena dello strascico inzuppato, degli invitati con gli ombrelli, delle foto con il panorama oscurato. Per non pensare al ricevimento che novanta volte su cento prevede sempre l’aperivo e l’antipasto all’aperto. Ma al di là dei disagi pratici se c’è un metereopatico doc quello è il napoletano! Per lui il sole più che essere fonte di calore è una risorsa di energia incredibile, indispensabile per la riuscita di qualsiasi evento. Non a caso la maggior parte delle date per un matrimonio è fissata proprio dalla primavera considerando ottobre il mese ultimo da prendere in considerazione. Del resto non a caso la celebre canzone recita “Basta ca’ ce sta’ o’ sole!”
SANTO MARADONA
Diego Armando Maradona
A Napoli succede pure che si diventa santi per avere portato al tronfo la squadra di calcio locale! Così, in tutti i quartieri più popolari, è possibile trovare cappelle votive dedicate a Diego Armando Maradona che, pur se vivo e vegeto, ha ricevuto all’unanimità il processo della beatificazione, da parte di tutta la popolazione. Addirittura, nell’antica zona della Spaccanapoli a Piazzetta Nilo, c’è un piccolo tempio dove si conserva come reliquia un capello gentilmente concesso da chissà quale barbiere che ha avuto la fortuna di pettinare il campione argentino. Fatto stà che li, scherzosamente, qualche sposo va a chiedere un piacere molto particolare… ” Santo Maradona, tu che hai fatto il miracolo di far vincere al Napoli 2 scudetti e una coppa Uefa, fàmm à razia ‘e mè fa crescere ‘e capill!
LE CHIESE DI NAPOLI
LE CHIESE PER MATRIMONI, NAPOLI
Mi sono sempre chiesto quale percorso fanno le giovani coppie quando decidono di sposarsi, cosa guardano prima: la location dove devono fare il ricevimento o una bella chiesa dove devono pronunciare il fatidico Si? A volte non si capisce a cosa si dia più importanza, alle cose materiali, cioè all’apparire o alle cose essenziali. Sembra addirittura che il prete, o per meglio dire, il rito, passi in un secondo piano, dando poca importanza al senso vero del matrimonio.
Parliamo di chiese:
Certo di gusti ce ne sono di svariati, dalla chiesetta di campagna a quella piccolina vicino al mare, fino ad arrivare alla grande Cattedrale di città.
Per prima cosa dobbiamo stabilire cosa è una chiesa ed in particolare a Napoli.
Per chiese di Napoli si intendono prevalentemente quelle strutture di interesse storico ed artistico sorte in un arco di tempo che parte dal periodo paleocristiano sino ad arrivare alla prima metà del XIX secolo. Secondo la storia e le fonti più accreditate, se ne possono contare circa mezzo migliaio e costituiscono un patrimonio ricco di storia artistica, architettonica, civile e spirituale, formatosi nell’arco di diciassette secoli. Napoli infatti era detta la città dalle cinquecento cupole.
Spaccanapoli
Di sicuro non posso elencarvele tutte ma forse le più belle si, a fin che vi possa aiutare a scegliere quella che fa di vostro gusto, fornendo immagini, indirizzi e numeri telefonici.
Le prime che vi elencherò sono sicuramente le più quotate, ma tenete presente che per i periodi di maggiore richiesta esse possono arrivare ad una prenotazione che potrebbe oscillare da un minimo di anni uno fino ad arrivare anche ai due.
le più belle chiese per matrimoni di Napoli
Questo per me è l’elenco delle più belle Chiese per matrimoni a Napoli con foto, indirizzi e recapiti telefonici.
In alcune, almeno tra le piu importanti, ho anche aggiunto un po di storia.
CHIESA DI SANT’ANTONIO A POSILLIPO
La chiesa di Sant’Antonio a Posillipo è una chiesa santuario di Napoli; ubicata nel quartiere omonimo, è raggiungibile sia dalle Rampe di Sant’Antonio (dette anche Tredici discese di Sant’Antonio), sia dalla via Minucio Felice.
Storia della Chiesa di Sant Antonio a Posillipo Napoli
La fondazione della chiesa risale al 1642 ed avvenne in un sito all’epoca scarsamente urbanizzato della città, costituito da quattro villaggi rurali collegati con la zona di Mergellina da un’antica strada greco-romana. I frati conventuali del terz’ordine vi fondarono una chiesetta ed un piccolo convento che ebbe nei primi anni la funzione di sanatorio. Sulla lapide di fondazione di leggeva: « FRATER PAVLVS ANSELONVS FR 3 ORDINIS S.TI FRANCISCI FVUNDATOR OB MAGNAM DEVOTIONEM FIERI FECIT ANNO DOMINI MDCXXXXII » Le mura dell’antica cappella sono oggi individuabili in corrispondenza dell’attuale sacrestia, così come i locali del convento originario sono riscontrabili nei locali denominati dell’ex-monastero. Nel 1603 fu iniziato l’ampliamento della strada che portava al convento, mantenendo lungo il suo percorso parte delle antiche vestigia romane (pavimentazione romana) e venendo così a costituire un mezzo più agevole per i pellegrini che dalla città intedevano raggiungere l’edificio; la strada, già Salita Santa Maria delle Grazie, venne così indicata come Rampe di Sant’Antonio a Posillipo, oppure le 13 scese di Sant Antonio a Posillipo.
Chiesa di Sant Antonio a Posillipo: Via Felice Minuccio, 13 Napoli – Telefono: 081 7142744
CATTEDRALE DEL DUOMO DI NAPOLI
Storia della Cattedrale del Duomo di Napoli
La costruzione, voluta da Carlo I d’Angiò, proseguì durante il regno di Carlo II (1285- 1309) e fu completata nel primo ventennio del trecento dal Roberto d’Angiò. La Chiesa, danneggiata da vari eventi sismici, fu spesso restaurata e rimaneggiata e presenta quindi notevoli sovrapposizioni di stili. La Cattedrale è a tre navate con abside poligonale, con copertura a capriate lignee nella navata centrale
e a crociera nelle laterali. I tre portali che accolgono il visitatore sono opera di Antonio Baboccio da Piperno del 1407. Il portale centrale presenta due leoni del 1300 e la lunetta conserva una Madonna con Bambino scolpita da Tino da Camaino. Lungo le pareti della navata centrale vi sono tele di Luca Giordano; nelle Cappelle laterali si trovano pregevoli sepolcri. Ai lati della tribuna vi sono la Cappella Minutolo, con pavimenti a mosaico e affreschi duecenteschi, e la Cappella Tocco, con un affresco di Pietro Cavallini. Sotto l’Altare vi è il Succorpo di San Gennaro. La Cappella del Tesoro, a pianta centrale, è chiusa da un cancello dorato di Cosimo Fanzago. In questa Cappella si conservano le ampolle con il cranio e il sangue coagulato di San Gennaro che si scioglie due volte all’anno.
Il Tesoro di San Gennaro si compone di un gran numero di pezzi: antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli e dipinti. Il museo è destinato ad ospitare mostre a tema: ciascuna legata alle diverse tipologie degli oggetti che costituiscono l’intero patrimonio del tesoro.
Cattedrale del Duomo di Napoli: Via Duomo Via Duomo, 149 – Telefono: 081 294980
Siti web: www.duomodinapoli.it – www.museosangennaro.com
BASILICA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
Storia della Basilica di San Francesco di Paola Napoli
Ferdinando I di Borbone, come «ex voto», per aver ricuperato il Regno, incaricò nel 1817 Pietro Bianchi (1787-1840) di Lugano, uno dei migliori della scuola neoclassica, di erigere l’attuale Basilica nel sito della Chiesa di S. Luigi officiata dai Frati Minimi di S. Francesco di Paola.
La sistemazione della Piazza, iniziata da Leopoldo Laperuta, ai tempi di Gioacchino Murat, doveva costituire il Foro Ferdinandeo. I lavori della Basilica iniziarono nel 1817 ed ebbero termine, dopo 30 anni, dai continuatori del Bianchi, nel 1846.
Per insistenza del re di Francia Luigi XI, Ferrante I D’Aragona, re di Napoli, fece venire da Paola in Calabria il monaco Francesco, celebre per la sua santità. Il pio religioso lasciò la sua Calabria e fu in Napoli nel 1481.
Ricevuto con grande onore dal Re, abitò nella Reggia di Castelnuovo, in una stanzetta ancora esistente. Durante questa dimora il Re lo pregò, prima di passare in Francia, di fondare un convento in Napoli. Il Santo scelse un luogo solitario e rupestre sovrastante il mare, asilo di malfattori, sulle pendici settentrionali del monte Echia.
Avvertito di non lasciarsi ingannare nell’elezione del sito, frate Francesco profetò che questo luogo sarebbe stato il centro più importante e popolato non solo di Napoli ma del Regno. Il Convento fu fabbricato con accanto, una Chiesa dedicata a S. Luigi, per una Cappella allora esistente e dedicata a questo Santo.
Durante la fabbrica, pervennero molte elemosine ed una cospicua elargizione da parte del Re. Si dice che il Santo respingesse le molte monete d’oro affermando che egli gradiva le elemosine fatte con danaro proprio e non col sangue della povera gente. Il Re, stupito da tale affermazione, volle saperne la ragione, ed il Santo divise in due una moneta d’oro facendone sprizzare sangue vivo. Questo episodio fu rappresentato in un quadro esistente nella Chiesa di S. Sebastiano Martire nel Maschio Angioino.
Basilica di San Francesco di Paola: Piazza Plebiscito, 10 Napoli – Telefono: 081 764 51 33
BASILICA DELL’INCORONATA A CAPODIMONTE
Storia della Basilica dell Incoronata a Capodimonte Napoli
Il tempio dell’Incoronata a Capodimonte sorse e fu realizzato per la felice intuizione e la fervida operosità di una pia religiosa, la Serva di Dio suor Maria di Gesù Landi, e per la munifica disponibilità della Nobiltà Napoletana e di alcuni alti prelati nei quali la pia religiosa seppe trasformare i carismi della sua appassionata devozione alla SS Vergine Madre del Buon Consiglio, e trasferire l’idea della costruzione di un tempio che fosse monumento ai posteri di siffatta devozione, e li incoraggiasse a proseguirla.
Ma l’intenzione di Maria Landi non era quella di limitare cotale devozione a pochi fedeli, bensì quella di allargarla alla Chiesa universale; per cui alla tradizionale invocazione aggiunse quella della Regina della Chiesa Cattolica. L’aggettivo Incoronata fu aggiunto il 6 gennaio 1912, festività della Epifania del Signore, quando l’immagine della Madonna tanto venerata venne fregiata delle corone di oro, con Decreto papale di S. Pio X. Recentemente, 1987, è stato ulteriormente ampliato con l’agiunta di Madre dell’Unità della Chiesa.
Basilica dell’Incoronata a Capodimonte: Via Capodimonte 13, Napoli – Telefono: 081 7410006 – 0817413567
MONASTERO DI SANTA CHIARA
Storia del Monastero di Santa Chiara Napoli
La costruzione del complesso monumentale di S. Chiara ebbe inizio nel 1310, per volontà del re Roberto d’Angiò e della sua seconda moglie Sancia di Maiorca.
I lavori, furono eseguiti sotto la direzione di Gagliardo Primario e Lionardo di Vito. Nel 1340 la chiesa fu aperta al culto.
La cittadella francescana fu realizzata costruendo due edifici religiosi contigui ma separati: un monastero, destinato ad accogliere le clarisse, e un convento, ospitante i frati minori francescani. Questa originale conformazione a “convento doppio” fu possibile grazie all’approvazione papale ottenuta nel 1317.
La chiesa si presenta oggi nelle sue originarie forme gotiche, con una facciata a larga cuspide, nella quale è incastonato l’antico rosone traforato, con il pronao dagli archi a sesto acuto e l’interno con un’ unica navata, su cui si aprono dieci cappelle per lato. La copertura è a capriate.
Alle spalle dell’altare è situato il Coro delle clarisse, composto da tre navate. Su una parete sono visibili i frammenti di un affresco raffigurante la Crocifissione, in cui si riconosce la mano di Giotto, chiamato a decorare le pareti della chiesa nel 1326.
I monumenti funebri, situati nel presbiterio, furono realizzati da scultori trecenteschi come Tino di Camaino, che lavorò alle tombe di Carlo di Calabria e di Maria di Valois, e i fratelli Bertini, cui si deve il sepolcro di Roberto d’Angiò.
Nel 1742 la chiesa subì delle modifiche ad opera dell’architetto D. A. Vaccaro. Fastosi rivestimenti donarono al complesso un aspetto barocco: l’interno fu ricoperto da marmi policromi, stucchi e cornici dorate; il tetto a capriate fu nascosto da una volta affrescata da grandi pittori dell’epoca, quali F. de Mura, S. Conca, G. Bonito e P. de Maio; G. B. Massotti si occupò dell’altare maggiore, mentre il pavimento in marmo fu eseguito da F. Fuga.
Il 4 agosto del 1943 la chiesa fu quasi del tutto distrutta da un bombardamento aereo. Essa fu ricostruita e restaurata sotto la direzione di Mario Zampino, secondo l’originario stile gotico.
Dieci anni dopo, il 4 agosto del 1953, la chiesa fu riaperta al culto
Monastero di Santa Chiara: Via Santa Chiara, 49c Napoli 081 551 6673 – Telefono: 081 7971111
BASILICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE
Storia della Basilica di San Domenico Maggiore Napoli
La monumentale chiesa, sita nella piazza omonima, fu realizzata tra il 1283 ed il 1324 per volontà di Carlo III d’Angiò, incorporando una preesistente chiesa del X secolo a.C. Il più importante rifacimento risale a quello operato dal Vaccaro che rivisitò le originali forme gotiche della chiesa, trasformandole in barocche.
I dipinti di grandi artisti si stagliano sulle pareti dei suoi ambienti. Tra le tele troviamo opere del Cavallini, del Solimena, del De Vivo e le sculture del Fanzago.
Basilica di San Domenico Maggiore Napoli: Piazza S. Domenico Maggiore, 8A, 80134 Napoli Telefono: 081 459188
PARROCCHIA DI SANTA MARIA DEL FARO A MARECHIARO
Parrocchia di Santa Maria del Faro: Via Marechiaro, 96 Napoli – Telefono: 081 7691439
BASILICA DI SAN LORENZO MAGGIORE NAPOLI
Basilica di San Lorenzo Maggiore: Via dei Tribunali, 316 Napoli – Telefono: 081 454948
CHIESA DI SANTA MARIA DEL PARTO NAPOLI
Santa Maria del Parto: Via Mergellina: 9b Napoli – Telefono: 081 664627
CHIESA DI SAN’ANGELO AL NILO NAPOLI
Chiesa di Sant’Angelo a Nilo: Piazzetta del Nilo, 23 Napoli – Telefono: 081 2110860
CHIESA DI SANT’ELIGIO MAGGIORE NAPOLI
Chiesa di Sant’Eligio Maggiore: Via Sant’Eligio, Napoli – Telefono: 081 2525711
CHIESA DI SAN GENNARO POZZUOLI NAPOLI
Chiesa di San Gennaro: Via S. Gennaro alla solfatara, 8 Pozzuoli NA – Telefono: 081 5261114
CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA NAPOLI
Chiesa di San Giovanni a Carbonara: Via Carbonara 4, 80139 Napoli – Telefono: 081 295873
CHIESA DEI PADRI PASSIONISTI A SANTA MARIA AI MONTI NAPOLI
Chiesa dei Padri Passionisti Santa Maria ai Monti – Via Santa Maria ai Monti 330, 80141 Napoli –
Telefono 081 7512781
BASILICA DI SAN VINCENZO ALLA SANITA'
Chiesa San Vincenzo alla Sanità, Piazza Sanità, 14, 80136 Napoli, Telefono: 081 744 3714
SEMPRE MENO MATRIMONI
COLPEVOLI DI AVER STUDIATO
Quando il futuro è appeso ad un filo sottilissimo fatto di milioni di speranze frustrate dall’incertezza del domani. Cronaca ‘cronica’ dello stato di tanti giovani come me che, nonostante le lauree, i master, le qualifiche varie “arrangiano” o meglio “tirano a campare”. Noi figli di quella generazione perduta per i quali la casa, i figli, la famiglia come l’hanno inseguita e raggiunta i nostri genitori appare sempre più essere un miracolo. Già ’o miracol, quello che a Napoli, ancor più che nel resto del paese, appare essere il solo elemento da invocare, l’unico capace di dare speranza a quei tanti che dopo una vita spesa tra le pagine dei libri sono adesso costretti nelle morse del precariato. La chiamano flessibilità, mobilità, razionalizzazione della forza lavoro. Già lavoro. Ma quale? Quello mascherato da pseudo sfruttamento dei call center, quello di lunghe gavette simili a tunnel senza uscita o quello dei tanti, troppi corsi di formazione, l’ultima carta della nostra fantapolitica che allatta i suoi figli al seno dell’ipocrisia e del raggiro. Il lavoro, quello vero, quello della dignità descritta nell’articolo 1 della nostra Costituzione in Italia è poco, pochissimo, ormai ridotto al lumicino. I giovani sono aiutati dai loro genitori, i genitori gravati dalla crisi economica. Il paese nella morsa della recessione dalla quale non si vede via d’uscita. Niente lavoro, niente futuro quindi nessuna dignità. Perché un uomo che non lavora è un personaggio ‘monco’ al quale la linfa vitale è stata succhiata via. Siamo della generazione di quei ‘fantastici anni Ottanta’, sono passati ormai trent’anni e le speranze sono ormai corrose come quel lavoro sempre più miraggio in questo deserto ormai chiamato Italia.
Stefano di Bitondo
UN EMOZIONE IN UN CLIC
LA FOTOGRAFIA, UN FRAMMENTO DI REALTA’ CHE HA VALORE SOLO SE E’ AUTENTICA
I matrimoni sono scanditi dalle foto, dagli scatti che ritraggono gli sposi in ogni momento di un giorno unico e speciale, proprio per questo irripetibile. Il fotografo di matrimoni deve saper cogliere ogni istante senza essere invadente, riuscendo a narrare e rendere eterne sulla carta le emozioni degli sposi, dei loro cari, dei loro amici.
In un giorno così importante gli sposi devono poter contare su professionalità, discrezione e sensibilità, ovvero su un fotografo che con un passo avanti catturi in uno scatto uno sguardo o un piccolo gesto, un emozione che viene dalla sua stessa anima mentre con un passo indietro lasci gli sposi al centro della scena e liberi di essere se stessi.
Le foto delle nozze dovrebbero essere uno dei pensieri più importanti per chi decide di fare il grande passo.
Il fotografo di nozze è un investimento prezioso, capace di afferrare e immortalare il fascino, la spontaneità e l’atmosfera della giornata ritraendo, nelle foto di matrimonio, gli sposi con la loro personalità, ma anche guidandoli nelle scelte e incontrandoli per discutere i loro gusti, le loro esigenze e le loro aspettative.
IL MATRIMONIO A NAPOLI HA SEMPRE UN NUMERO
IL MATRIMONIO E’ SEMPRE ” NU’ NUMERO”!
Ogni evento particolare, allegro o triste che sia, può essere un messaggio della Dea Bendata, o meglio…della “bona ciorta”, per conquistare un facile guadagno. Giocare i numeri del matrimonio, allora diventa quasi un dovere, considerato anche un regalo per quel giorno ce lo si aspetta anche dall’Alto! Così è facile che gli sposi e qualche invitato approfittino del momento delle foto per una capatina alla ricevitoria dove, in genere, si definisce il puntare sulla data del giorno delle nozze o su quella di nascita. Ma sono quei piccoli fatti che sempre succedono che possono effettivamente determinare una vincita. Così il prete che si è addormentato durante la funzione fa…, la nonna che per cantare l’Ave Maria si è persa la dentiera fa…, lo zio con i pantaloni indietro strappati fa… e cufecchie (pettegolezzi) fa…
E poi ci sono i sogni con i protagonisti parenti deceduti, che, per partecipare in qualche modo alla felicità dei giovani, danno qualche numero. Così è facile il bisnonno “Rafele”, che in realtà non si è mai conosciuto, regali al neo sposo un segnale per un terno secco che, in caso di vincita, si aggiudicherà ad ogni ricorrenza fiori freschi sulla tomba, la fotografia nuova e un sistema di illuminazione che ricorderà la migliore Piedigrotta
IL RITO DEL CAFFÈ
Qualunque sia l’occasione, chi è ospite deve ”per forza” gradire un caffè. Un dovere da cui nessuna padrona di casa napoletana si può esimere anche se si sta preparando per il matrimonio dei propri figli. Così in mezzo a tutto il ”bordello” di arrivi e congedi, è normale che la donna lasci tutti e tutto per armeggiare con la macchinetta che in alcune case è ancora quella classica fatta di latta. E mentre l’acqua, si prende il suo tempo passando attraverso il filtro, sembra quasi che si celebri un rito fatto di primi commenti sulla giornata di festa.
A casa dello sposo l’argomento principale sono i sacrifici fatti per portare avanti quel figlio tanto amato. Dalla sposa, invece, il liquido profumato versato nelle tazze induce a qualche pettegolezzo, o meglio "cofecchia“, che quasi sempre comincia così: "avete visto, ancora deve arrivare… stà facendo tardi, …ma chell’ò fà apposta pè fà gli ultimi dispetti! Dovete sapere…quella è gelosa perchè ha trovato un gioiello di giovane, è bella e pò è figlia a me…! E poi…non ha cacciato un centesimo."
Infatti non manca mai quella piccola dose di sfarzo raccontando alla vicina di casa di quanto è costato l’abito, il pranzo e le bomboniere di limonge firmate Pignatelli. Intanto arriva il parrucchiere con la truccatrice mentre noi dopo aver ascoltato tutto preoccupati, gli imponiamo anche qualcosa da bere e perchè no, qualcosa anche da mangiare, magari una bella mozzarella di bufala con un pò di pane. Eh già, perchè senza la pancia piena e senza quel caffè non si carbura, potremmo anche lavorare male e, specialmete con l’ansia, se la sposa caratterialmente è uguale alla mamma e magari, per completare il quadro, è anche brutta come il padre!
GLI ADDOBBI PER I MATRIMONI
L'USANZA PARTENOPEA
Nel giorno in cui si pronuncerà il “SI” la casa della futura sposa, inevitabilmente, si trasforma in una serra! L’usanza partenopea, infatti, è quella che impone ai conoscenti, non invitati direttamente al matrimonio, di inviare un cestino di fiori accompagnato da qualche sentita… frase di auguri. Fatto sta che, spesso e volentieri, i vicini del quartiere si viene a creare quasi una gara del “chi mette ‘a n’goppa”, mirando ognuno a far si che il proprio omaggio sia considerato il più bello. Ecco arrivare, allora, enormi composizioni dai colori sgargianti a cui si aggiungono le rose rosse inviate dallo sposo, che possono arrivare fino ad essere 99. Certo l’effetto scenico è di quelli che stupiscono, ma c’è sempre qualcuno che, entrando in quella casa, non potrà fare a meno di esclamare che puzza e camposanto!”
IL PACCOTTO A NAPOLI
COSA E’ IL PACCOTTO?
Il paccotto a Napoli dovrebbe essere solo un’antica usanza, figlia del dopoguerra, un frutto della fame, delle privazioni. Infatti il pranzo al ristorante rappresentava la cuccagna e, quello che non si riusciva a mangiare si portava via in contenitori procurati per l’occasione. Esiste ancora un altro termine di paccotto, o meglio “o’ paccotto”, per dirlo in lingua madre, esso non è altro che una vera e propria truffa eseguita a regola d’arte. La vittima del paccotto viene raggirata mediante un pacchetto che contiene di solito dei mattoni di argilla a forma di parallelepipedo, di dimensioni e peso ben definito. Facile che nella zona di Piazza Garibaldi alla Ferrovia, come in qualsiasi altra parte di Napoli, potreste essere avvicinati da persone che vi lasciano credere di essere dei fortunati ‘inciampati’ per caso lungo la strada di alcuni sfigati che si sono trovati del materiale costoso tra le mani e che vorrebbero liberarsene perché di losca provenienza, ovviamente ricavando una cifra ridicola, inferiore al valore commerciale dell’oggetto. Possono essere mostrati oggetti di piccolo volume come macchine fotografiche, videocamere, telefoni cellulari più o meno costosi, oro, gioielli, orologi di marca ecc. La roba vi viene mostrata in modo furtivo e circospetto. Vi verrà mostrata la merce che intendete comperare togliendola dal suo imballaggio originale sotto i vostri occhi e voi avrete modo di vedere la merce realmente esistente.
Quando iniziano le trattative per la vendita il venditore ricompone il pacchetto mettendoci la merce dentro. A questo punto voi cercherete di tirare sul prezzo ed è sufficiente un’attimo di distrazione da parte vostra che, con l’aiuto di un complice, il pacchetto viene sostituito sotto i vostri occhi con uno identico e dello stesso peso di quello originale ma che contiene, come già detto, solo il mattone. Ma chi vi ha fatto il pacco sa che non potrete esporre alcun tipo di denuncia perché, secondo la legge, si era intenti ad acquistare roba di provenienza sospetta, quindi si corre il rischio di essere perseguiti per incauto acquisto. Questa descritta è solo la variante classica del paccotto. Per conoscere altri tipi di varianti più conosciute si rimanda al film “Pacco, doppio pacco e contropaccotto” di Nanni Loy, con Leo Gullotta, Marina Confalone, Enzo Cannavale. Ma ovviamente è un campo in continua evoluzione, soprattutto grazie alle sempre nuove tecnologie. Quindi nessuno mai potrà offrire un vademecum completo di definizione del paccotto, per intenderci meglio, non è altro che un pacco con delle sorprese.
MA TU VULIVE A PIZZA?
GLI SPOSI VOLEVANO LA PIZZA
Anche se ad attenderli c’è un luculliano buffet, gli sposi: Bruno, noto pizzaiolo Napoletano e la moglie Antonella, non rinunciano mai a quella pasta leggere e morbida cosparsa di fior di latte e… “pùmmarola ‘n‘gòppa”.
Così la tappa ai tribunali alla Pizzeria Sorbillo o alle storiche pizzerie di Napoli, diventa l’occasione buona per qualche foto originale e per fermarsi, che con quell’ inebriante profumo di basilico sono riuscite ad attirare noti attori ed anche i più importanti Capi di Stato.
Alla classica Margherita qualcuno preferisce il cosi detto ” Calzone imbottito fritto“, dai tempi della guerra chiamato ” pizza oggi a otto “, praticamente pizza a credito “mangi oggi e paghi dopo otto giorni”, fatto con mozzarella, cicoli (ciccioli), ricotta e pepe, che la bella Sofia Loren nell’anno 1954, impastava nel celebre film L’oro di Napoli, con Vittorio De Sica, Totò, Eduardo De Filippo, Paolo Stoppa e Silvana Mangano. A rilanciare il meccanismo per la gente del quartiere di Via Tribunali, la nota pizzeria Sorbillo ripropone l’usanza. Infatti, spiega Sorbillo, che è il momento di essere solidali, vendere la pizza oggi a otto, cioè far credito, significa dar fiducia e credere nella città e nei napoletani. In questo periodo di grande crisi economica e di collasso del sistema economico nazionale e internazionale come al solito al Sud si soffre più degli altri.
Quindi cosa importa se si è agghindati a festa…! La pizza è una cosa seria e va mangiata rigorosamente con le mani, pure a rischio di una macchia sull’abito bianco o sul vestito del grande pizzaiolo