URLO, IL LIBRO DI MIMMO FONTANELLA

URLO, il libro di Mimmo Fontanella

Con l’alto patrocinio del Comune di Napoli e con l’Assessorato ai Beni Culturali, presento il nuovo libro URLO

LA SINOSSI DEL LIBRO

“URLO” nella mia città, ma solo per mettere a nudo ciò che è vero, ciò che vedo, ciò che sento e che accade realmente nei matrimoni. Ironia, culto, folklore e tradizioni fanno parte del nostro patrimonio di vita. Per me fotografarli è un po’ come sfiorare tante vite, ognuna ha qualcosa di singolare; a volte un gesto, una smorfia, un sorriso... bisogna saper aspettare. In qualche caso, si riesce a penetrare in quelle vite e allora la macchina scatta ed è come un fiume in piena. In questa raccolta, ho voluto raccontare attraversando i miei pensieri, l’infinito mondo umano che colora con le sue passioni, i suoi affetti, le sue radici, il giorno del matrimonio. Ho scelto momenti di festa, vissuti a Napoli e in alcune città del sud Italia. In particolare, ho privilegiato l’ambientazione della mia città, dove vivo e lavoro e dove, più che altrove, nel matrimonio, la casualità, l’imprevisto, vengono affrontati col sorriso e con quel pizzico di sana follia. Le persone sono personaggi che sembrano appartenere ad un teatro che va in scena ogni giorno nei vicoli, nelle strade, nelle piazze e tutti entrano a far parte di diritto o per caso a questo grande evento che è il matrimonio. Qui c’è tutto quello che la gente non ha detto apertamente: le cose inconsuete, le emozioni nascoste. Qui c’è tutto quello che la gente forse non avrebbe voluto raccontare mai.

Una accurata raccolta di immagini del Backstage eseguiti dal 1998 al 2023, fatta dai miei pensieri e fatti realmente accaduti.

Scattate in tecnologie digitali e analogiche, stampate in Bianco e Nero ma senza aver subito alterazioni grafiche rilevanti al Photoshop.

Il libro è composto da 272 pagine, di formato 21,0 cm x 29,7 cm, 268 scatti divisi in 20 capitoli:

 

Il perché dell’URLO

La raccolta di queste immagini, che ho scelto per questo libro, può apparire sorprendente e a volte simpatica e pittoresca.

Negli scatti vive una Napoli legata alle radici, alla tradizione, ai gesti antichi, al folklore, alla festa, scandita da emozioni, da momenti imbarazzanti e risate a squarciagola.

Purtroppo a volte, nel profondo, la realtà che viene rappresentata è solo apparenza, è un modo come un altro per illudersi di vivere in un luogo dove la gente è sempre spensierata e felice di aver raggiunto la sua meta. In altri scatti, invece, affiorano anime amare, di una Napoli povera e in difficoltà, radicata nell’ignoranza.

È la Napoli in cui rubo testimonianze vere, la città dove ho vissuto fin da ragazzino.

Diversamente dall’educazione ricevuta, sin da piccolo mi rendevo conto che a scuola i miei coetanei vivevano in ambienti nutriti dall’ignoranza dove l’educazione era impartita solo con minacce fisiche e violenze verbali, il cui futuro era inconsapevolmente già segnato ed ereditato. Infatti, in molti, ancora oggi, appaiano presto adulti: madri e padri precoci, per i quali il matrimonio è inteso come punto di arrivo e partenza per il loro futuro. Futuro quasi sempre precario, spesso fatto di effimera speranza, fondato sull’evasione,  sull’illusione del gioco, unico riscatto sociale per finire poi invocando Santi per poter garantire alla famiglia due pasti al giorno.

Ma nonostante tutte le difficoltà amo Napoli. Amo la sua brava gente, quella onesta, vera, piena di carità umana. Appena ho potuto l’ho catturata nel mio obbiettivo, sempre con amore e rispetto.

Le immagini sono eloquenti. Narrano la vita, le emozioni, i riti, l’intimità familiare. Ho cercato nelle loro vite le sfaccettature e le essenze delle loro anime.

Nei loro gesti c’è la verità degli affetti, il sorriso, la speranza, uno spiraglio, un tratto di luce da conservare per chi viene, per chi non deve restare al buio.

Mi colpiscono i volti, quelli con espressioni grottesche e solcate dalle profonde rughe, non solo cotte dal sole ma scavate dall’amarezza di una vita precaria e piena di affanni.

Esprimono un’esistenza di privazioni, di disincanto, un’astuzia cattiva perché è quella che insegna la strada, per sbarcare il lunario.

Spero che questa parte della Napoli che arranca, che muore di fame, che subisce ingiustizie possa presto scomparire e che il libro resti a testimonianza storica di un popolo che sorride ad ogni costo.

Vorrei che l’Urlo della bambina in copertina smuovesse molte coscienze perché tutto possa cambiare. Che la nuova generazione fosse fatta solo di gente che abbia l’opportunità di non abbandonare mai più i banchi di scuola, che abbia un lavoro e un modo di vivere onesto e onorevole.

Vorrei tanto di nuovo fotografare quelle facce per vedere non più rughe e ghigni grotteschi, ma sorrisi sereni e appagati.

Vorrei che Napoli non fosse più un luogo amaramente marchiato dalla violenza, ma conosciuto solo per le sue bellezze naturali, per la sua storia, l’arte e la cultura della sua gente.

 

Per le capacità tecniche e artistiche dimostrate nella fotografia Social/Reportage

Premio Awards per la fotografia, sezione miglior Libro, Rassegna FEP Bruxelles ( Belgio ).

Premio Awards per la fotografia, sezione miglior Libro, Rassegna FEP, Orvieto fotografia e Gruppo Mondadori

                 

Questo libro è un progetto artistico di Mimmo Fontanella coperto da Copyright.  E’ vietata la riproduzione anche parziale, fotocopiata, digitale o su qualsiasi altra forma.

 


VIAGGIO NELLA SPACCANAPOLI

LA SPACCANAPOLI

Mi chiamano il fotografo dei vicoli di Napoli, amo la mia città, l’arte che la circonda, la gente. Ecco il perché ho scelto la mia Spaccanapoli, sottolineo la mia perché lavoro e la vivo dal mio più profondo del cuore.

Il nome di questo famoso tracciato cittadino, non è un’unica strada, bensì l’insieme di sette strade, può essere compreso se si osserva una foto scattata dall’alto della città: si nota immediatamente come tale tracciato ne divida il centro storico con precisione quasi geometrica.

mimmo fontanella fotografo napoli spaccanapoli neapolitan photographer

Le foto possono essere realizzate da chiunque andando alla Certosa di San Martino o a Castel San’Elmo, entrambi sulla sommità della collina del Vomero, da dove si ammira un panorama mozzafiato della città.

Il realtà Spaccanapoli dal punto di vista toponomastico non esiste, si tratta piuttosto di un nome attribuito dai napoletani al suddetto tracciato, costituito da ben sette strade:

– Via Pasquale Scura (la parte più alta, nei Quartieri Spagnoli, fino all’incrocio con via Toledo)

– via Maddaloni

– Via Benedetto Croce (che attraversa Piazza del Gesù Nuovo fino a Piazzetta Nilo)

– Via San Biagio dei Librai (antico decumano, nel cuore del centro storico, fino a via Duomo)

– Via Vicaria Vecchia, Via Forcella, Via Giudecca Vecchia (nel cuore di Forcella)

Percorrere questi luoghi è stato come attraversare la storia di Napoli, incontrando lungo il suo tragitto le testimonianze del passato della città ed i suoi tesori artistici.

Napoli vista dal cuore è come se vivesse su un palcoscenico. Un luogo dove si supera tutto e si trova tutto: povertà e contemporaneamente tante ricchezze; dall'alto una vista del golfo, il Vesuvio, le vicine costiere, i castelli, è una città invasa dall'Arte e Artisti, Teatri e un numero infinito di Musei. Suggerisco di provare questa esperienza, perchè nel vasto intrigo dei vicoli del centro storico, la prima cosa a risaltare è proprio il lungo e scuro corridoio di Spaccanapoli, esso è anche costellato dai numerevoli campanili e dalle cupole delle chiese monumentali che sorgono sul suo percorso. Infatti la chiamano la città dalle 500 cupole.

Qui si mangia la sfogliatella, il babà, la pastiera, la mozzarella e soprattutto la pizza napoletana detta "pìzza cà pummàrol n’còpp" Insomma per me Napoli non è una città ma un mondo.

mimmo fontanella fotografo napoli

Ma sopratutto nulla c'è da preoccuparsi per il linguaggio, qua soccombe il linguaggio mimico quì usato come in nessun’altra parte d’Italia. Il suo significato è impenetrabile per ogni straniero. Gli gesti e sopratutto il cuore, sono mezzi espressivi di comunicazione, che vengono messi in relazione dalle dita.

Napoli secondo me è l'ultima speranza che ha l'umanità per sopravvivere. Infatti ognuno vive in una inebriata dimenticanza di sé.

Accade lo stesso anche per me. Mi riconosco appena e mi sembra di essere del tutto un altro uomo. Ieri pensavo: “O ero folle prima, o lo sono adesso”?

mimmo fontanella fotografo napoli

IL REPORTAGE NELLA SPACCANAPOLI, visita nel sito la galleria Social Photographer